Generatore magnetoelettrico

Costruttore: Angelo Sonda. Fu il macchinista del Gabinetto di Fisica dell'Università di Padova dal 1843 al 1870.

Datazione : terzo quarto sec. XIX

Descrizione

Il presente modello è una variante del generatore ideato nel 1833 da Joseph Saxton. Appare molto simile ad un modello che Wiedemann attribuisce a Emil Stöhrer, costruttore di strumenti scientifici a Lipsia. In una cassetta di legno intarsiato è alloggiato un grosso magnete a ferro di cavallo formato da tre verghe di acciaio. Una manovella montata all’esterno della cassetta agisce su un sistema di ingranaggi a ruote dentate situato all’interno, e si possono così far ruotare davanti ai poli del magnete due bobine di filo di rame ricoperto di seta munite di nuclei di ferro. I fili sulle due bobine sono avvolti in senso contrario in modo da creare in entrambe una corrente nello stesso senso. Ad ogni mezza rotazione le correnti indotte cambiano senso e un commutatore permette di ottenere correnti dirette tutte nello stesso senso. Questo commutatore consiste in un cilindro di ottone fissato in modo concentrico sull’asse d’acciaio di rotazione delle bobine e da questa isolato. L’asse di rotazione e il cilindro sono collegati ognuno ad una delle estremità dell’avvolgimento. Due anelli in acciaio sono montati sul cilindro e due sono montati sull’asse di rotazione. Su ognuno di questi quattro anelli è poggiata una lamina di acciaio. Gli anelli hanno il bordo sagomato in modo tale che vi sia contatto con le rispettive lamine solo per determinate posizioni delle bobine. Le lamine sono riunite due a due e collegate a due serrafili d’ottone. Le correnti prodotte, dirette tutte nello stesso senso, sono convogliate attraverso fili isolati a due manopole in ottone per applicazioni di elettroterapia. 
Una delle macchine costruite da Sonda venne utilizzata dal medico bresciano Giulio Rodolfi  per trattare i pazienti afflitti dal “colera asiatico”:
 
"Finalmente la corrente elettro-magnetica applicata sotto le clavicole, arrecò non poco vantaggio nella cura del morbo asiatico che affliggeva la nobile contessa Teresa Fé, e la cameriera del consigliere Torresanelli di questa città, ambedue felicemente guarite. Questo potente fluido fu, secondo il mio debole parere , un mezzo terapeutico efficacissimo per rianimare temporariamente la circolazione sanguigna, in modo da poter permettere su le testé menzionate, di spingere le emissioni di sangue fino alla toleranza. Dunque lodi all' egregio dott. Coricato qual recente promotore dell' elettro-magnetismo nella cura del colèra non trascurando in pari tempo di proporre che tale agente vivificatore venga applicato eziandio in tutte le asfissie e in particolare in quelle degli annegali, i quali, non dubito , ne trarrebbero indicibile e pronto vantaggio. Per tale scopo umanitario sarebbe provida misura che tutti i Communi fossero proveduti dell' eccellente machinetta del Sonda di Padova"[1].

 
[1] “Cenno su la cura del colèra asiatico - del dottor Giulio Rodolfi, medico primario negli ospedali di Brescia”, dans Gazzetta medica italiana - Lombardia, Vol. 14, Milan, 1855; p. 284.

Iscrizioni: Sonda in Padova

Materiale e tecnica: acciaio/ottone/rame/legno

Misure: altezza 15 cm, larghezza 20 cm, lunghezza 35 cm

Parole chiave: elettromagnetismo, medicina

Collocazione: Università degli Studi di Padova, Museo di Storia della Fisica

Codice bene: 195

Bibliografia

  • Giulio Peruzzi, Sofia Talas, Bagliori nel vuoto - Dall’uovo elettrico ai raggi X: un percorso tra elettricità e pneumatica dal Seicento a oggi, Canova Editore, Treviso, 2004
    “Cenno su la cura del colèra asiatico - del dottor Giulio Rodolfi, medico primario negli ospedali di Brescia”, dans Gazzetta medica italiana - Lombardia, Vol. 14, Milano, 1855