L’acqua è il bene più prezioso presente sul Pianeta Terra. Più del 70% della superficie terrestre è ricoperta di acqua, di questa però solo il 2,5% è la frazione di acqua dolce, e in particolare, solo lo 0,007% è la frazione disponibile per gli organismi terrestri. Il resto invece è rappresentato principalmente dall’acqua presente negli oceani ospitanti un numero di specie così vasto da non poterle neppure quantificare.
Forse tutta questa vastità potrebbe portarci a pensare che le specie del mare siano al sicuro, e che vivano in uno stato paradisiaco governato da leggi proprie e inattaccabili. E invece non è così, anche i mari stanno cambiando in fretta il loro volto e le ragioni sempre più spesso sono legate alle attività della più evoluta e più invasiva delle specie: l’uomo.
Anche in questi ecosistemi, infatti, la presenza delle attività antropiche sta producendo continuamente uno stress tale da far pendere l’ago della bilancia dalla parte dell’irreversibilità.
Uno degli effetti di tale catastrofe è rappresentato dal progressivo declino delle specie.
Intanto gli abitanti della Terra saranno presto 8 miliardi secondo gli ultimi rapporti e le previsioni parlano di 8,5 miliardi entro il 2030 e addirittura 9,7 miliardi entro il 2050.
D’altro canto l'Obiettivo 14 dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, si pone il problema di gestire e proteggere in modo sostenibile gli ecosistemi marini e costieri per evitare impatti negativi significativi, al fine di ottenere oceani sani e produttivi. Di prevenire e ridurre in modo significativo l'inquinamento marino di tutti i tipi, in particolare quello proveniente dalle attività terrestri, compresi i rifiuti marini e l'inquinamento delle acque entro il 2025
E ancora di aumentare i benefici economici derivanti dall'uso sostenibile delle risorse marine anche mediante la gestione sostenibile della pesca, dell'acquacoltura e del turismo entro il 2030.

Pertanto, sfruttamento eccessivo delle risorse, catture accidentali, attività legate alla pesca, utilizzo di pratiche illegali, estinzione di specie sono solo alcuni dei temi al centro di questo dibattito nel quale il solo interlocutore è l’uomo, dal quale però dipende il destino di innumerevoli specie.
La mostra virtuale, pone all’attenzione del pubblico, sei reperti presenti presso il Museo Didattico di Medicina Veterinaria all’interno della collezione “Patologie ossee di animali domestici e selvatici”.
Inaugurata nel 2017, l’intera collezione consta al momento di 42 reperti, alcuni dei quali appartengono a specie marine minacciate, presenti nel mar Adriatico. La scelta vuole mettere in evidenza come le attività umane spesso s’intersechino con la vita delle specie acquatiche, producendo a volte danni minimi, a volte danni irreversibili.
Ecco come la mostra virtuale da momento di formazione diventa dapprima momento di riflessione e successivamente, per ciascuno di noi, momento di stimolo, inteso come ricerca di strumenti per rendere la propria vita concretamente più sostenibile.

Sitografia:
https://www.am.pictet/it/blog/articoli/sviluppo-sostenibile/giornata-mon...

https://asvis.it/public/asvis/files/traduzione_ITA_SDGs_&_Targets.pdf
 
http://hdl.handle.net/10579/14200

https://www.suoloesalute.it/wp-content/uploads/2013/02/ag_per_sito.pdf

https://www.nationalgeographic.it/ambiente/2020/03/crisi-dellacqua-dolce

https://marevivo.it/approfondimenti/quante-specie-vivono-nelloceano/

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Testo a cura di: Giuseppe Palmisano, Museo didattico di Medicina Veterinaria