L'Obiettivo 10 si prefigge di ridurre l'ineguaglianza all'interno di e fra le nazioni attraverso il coinvolgimento delle tre dimensioni dello sviluppo sostenibile – economica, sociale e ambientale. Per ridurre la disparità, le politiche dovrebbero essere universali e prestare attenzione ai bisogni delle popolazioni svantaggiate ed emarginate. Il punto 10.2 prevede che, entro il 2030, venga potenziata e promossa l’inclusione sociale, economica e politica di tutti, a prescindere da età, sesso, disabilità, razza, etnia, origine, religione, stato economico o altro.
In questo senso, sono la storia stessa e le ricerche attuali del CSC- Centro di Sonologia Computazionale a essere un esempio di inclusività. Nella seconda metà del secolo scorso, numerosi musicisti e compositori scoprono il potenziale delle tecnologie digitali, adottando il computer come naturale evoluzione degli strumenti elettronici analogici, sviluppati sin dagli anni Quaranta nelle stazioni radio e utilizzati nella musica elettroacustica (concreta, elettronica, tape music). Con il primo diffondersi degli elaboratori nei centri di ricerca delle Università, giovani compositori riescono a studiare tanto la musica, quanto l’informatica (nascono: negli USA, il Computer Music Center, CMC, Columbia University; in Italia, la divisione di informatica musicale al Centro Nazionale Universitario di Calcolo Elettronico, al CNR di Pisa). Contemporaneamente, ricercatori e studenti di ingegneria e di scienze fisiche e matematiche vengono coinvolti in inattesi progetti artistici.
Negli anni Sessanta, a Padova, nasce un gruppo di ricercatori e musicisti (tra cui Giovanni De Poli, James Dashow, Carlo Offelli, Gian Antonio Mian, Graziano Tisato, Alvise Vidolin), che lavora sulla computer music, guidati da Teresa Rampazzi (1914-2001), una delle pochissime compositrici donne di musica elettronica al mondo (la parità di genere non è mai stato un problema al CSC!) e Giovanni Battista Debiasi (1928-2012), professore di Elettronica Applicata all’Università di Padova, appassionato di musica, in particolare del repertorio organistico e studioso di musica elettronica sin dagli anni cinquanta. Tali attività, nel 1979, vengono formalizzate con l’istituzione del Centro di Sonologia Computazionale (CSC) dell’Università di Padova.
Da sempre il CSC è votato all’interdisciplinarietà: nato da uno straordinario intreccio di saperi, tra scienze dure e discipline umanistiche (tra cui ingegneria dell’informazione, informatica, acustica, fisica, matematica, filosofia, archivistica, musica, musicologia, psicologia, scienza dei materiali).
Anche oggi il CSC è uno dei più importanti centri a livello internazionale ed è un protagonista nella scena musicale contemporanea, con migliaia di pubblicazioni scientifiche (c’è un archivio aggiornato delle pubblicazioni del CSC in Research Padua Archive, https://www.research.unipd.it, dove è possibile effettuare ricerche per nome dell’autore o per parole chiave), più di duecento importanti produzioni di computer music (vedi: http://csc.dei.unipd.it/multimedia-works), oltre a brevetti e attività di alta formazione.
Nel corso del tempo le attività del CSC si sono articolate in quattro aree principali: ricerca scientifica, ricerca musicale, produzione ed esecuzione di opere musicali, alta formazione e divulgazione.
Al CSC ricerca scientifica e sperimentazione musicale sono considerate allo stesso livello: una composizione è trattata come una pubblicazione scientifica (o un brevetto) e non viene supportata sulla base dell’affiliazione o del particolare orientamento estetico, del compositore, bensì in funzione del suo grado di innovazione, della serietà della pianificazione e della professionalità nella realizzazione dell’opera. Ciò deriva anche dal fatto che il direttivo del CSC è composto da scienziati, più interessati allo sviluppo della ricerca nella musica e nella scienza, piuttosto che all’evoluzione espressiva di un singolo Maestro. In questo senso, ciascun compositore, diverso per estrazione e tensione estetica, è messo nelle migliori condizioni per poter lavorare bene a Padova, trovando sempre un ambiente aperto, inclusivo e flessibile, in grado di soddisfare le diverse esigenze tecniche e musicali. Le sole condizioni poste ai compositori interessati a collaborare con il CSC sono di voler indagare nel campo della musica sperimentale colta e di voler portare nuovi contributi e idee innovative.
Nel corso degli anni, spinta dai nuovi interessi dei ricercatori via via entrati a far parte del gruppo e dal progresso delle tecnologie, la ricerca del CSC si è evoluta in diverse direzioni: dallo sviluppo di sistemi interattivi per sintetizzare la voce e i suoni, al centro degli studi condotti negli anni Settanta, allo sviluppo di innovativi algoritmi di sintesi del segnale sonoro basati sulla simulazione del meccanismo fisico di produzione del suono, su cui si è concentrata la ricerca negli anni Ottanta, quando l’interesse dei musicisti per lo spazio come parametro compositivo ha guidato anche ricerche sulla riverberazione e sulla spazializzazione multicanale e binaurale del suono. Negli anni Novanta l’attenzione si è spostata all’esplorazione dell’informazione espressiva e all’esecuzione musicale per capire cosa rende espressiva un’interpretazione musicale e quindi come rendere nella sintesi del suono le molte sfumature espressive che il musicista introduce mentre suona.
Più recentemente, sotto la guida di Sergio Canazza (direttore dal 2015, succeduto a Giovanni De Poli), il CSC ha portato avanti innovativi studi sull’interazione persona-macchina basata sul canale comunicativo non verbale sulle tecnologie atte a favorire l’inclusione di studenti e lavoratori con disabilità, oltre che il dialogo tra diverse culture e popolazioni (produzione di nuovi eventi artistici, conservazione e valorizzazione del patrimonio musicale, creatività computazionale).
***
Testo a cura di: Sergio Canazza, Collezioni del Centro di Sonologia Computazionale