
Non esistono indicazioni sull’arrivo di questi oggetti al Museo di Antropologia. Una descrizione degli stessi compare per la prima volta in una pubblicazione del 1972.
Luogo di provenienza: Sudal del Sud
Datazione: tra Ottocento e Novecento
Descrizione
L’abito “Zande” è composto da tre elementi: una cintura e un paio di bracciali/cavigliere, tutti con sonagli derivanti da frutti essiccati. La cintura in cuoio ha appeso un filare di gusci di frutti di palma, detti akiri, assicurati con delle striscioline di pelle e contenenti ciascuno un battaglio ligneo che sporge dalla cavità delle “campanelle”. Sono presenti anche due artigli animali. Di circonferenza più ristretta sono gli altri due accessori, probabilmente indossati attorno alle caviglie, alle braccia o sotto le ginocchia. Si tratta di cinturini in corda, da cui pendono dei frutti secchi – azagbasi – fissati a due a due con delle cordicelle. Tutti assieme, la cintura e le sue due versioni più piccole, vanno a formare l’abbigliamento usato dagli abinza, durante la danza divinatoria do avure. Gli abinza (o ira avure) sono degli anti-stregoni, i quali tolgono la maledizione che sta alla base di problemi economici (ad esempio la scarsità del raccolto o una caccia priva di successo) o di salute.
Materia e tecnica: pelle, legno, unghie animali e frutti di palma; conciatura e intaglio.
Misure: (cintura) lunghezza 80cm; (bracciali/cavigliere) lunghezza 70cm
Studiosi correlati: Cleto Corrain
Collocazione: Museo di Antropologia
Codice bene: (cintura) ETAF18; (bracciali/cavigliere) ETAF253 e ETAF254
Bibliografia
- Corrain C., Zampini P. 1972-73 - "Le collezioni etnografiche dell’Istituto di Antropologia dell’Università di Padova". In "Atti e Memorie dell’Accademia di Agricoltura, Scienze e Lettere di Verona", serie VI, vol. XXIV. Pp. 67-123
Autore scheda: Giulia Gregnanin, Nicola Carrara
Fotografia: Museo di Antropologia dell’Università di Padova
Diritti: Università degli Studi di Padova